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Il 9 maggio, presso l'Università "La Sapienza" di Roma, alle ore 9:45, si terrà l'Autoconvocazione del volontariato italiano, un momento per rimettere al centro, riaffermare e approfondire significato, ruolo e prospettive del volontariato.
TESTO DELL'AUTOCONVOCAZIONE
Il volontariato italiano promuove una iniziativa che, a partire dall’auto-convocazione del 9 maggio a Roma, proseguirà almeno fino al 5 dicembre 2015, Giornata internazionale del Volontariato. La crisi economica, sociale, culturale e politica che investe il paese richiama alla necessità ed al protagonismo di quel variegato mondo della solidarietà che raccoglie 4,5 milioni volontari e che esprime centinaia di migliaia di organizzazioni. Parte così una fase di mobilitazione che, favorendo un’espressione plurale, definirà il messaggio che il volontariato indirizzerà a se stesso e all’intero Paese.
I volontari, a partire dai bisogni primari, sono presenti ovunque, intervenendo sul piano socio-assistenziale, educativo, dell’ inclusione sociale, dell’accoglienza, dell’immigrazione, del contrasto alla povertà e all’emarginazione, della tutela dei diritti, della salvaguardia dell’ambiente e del territorio, della cultura e del patrimonio artistico, di interventi di protezione civile e di impegno internazionale. Un’azione stabile, flessibile, creativa e spesso innovativa che, da sempre, rifiuta di rimanere confinata in spazi decisi da altri, e che percepisce il limite dell’attuale dibattito sulla Riforma del Terzo Settore. Una responsabilità civica che, pur impegnata nella concreta operatività del servizio quotidiano e gratuito per i beni comuni, esprime il dovere di condividere valori, preoccupazioni, proposte, anche per “dare voce” alle persone ai margini della società.
Il volontariato, capace di innervare da sempre le comunità territoriali di una presenza solidale,ha dunque bisogno di dare vigore e visibilità al suo pensiero, esercitando così quel ruolo politico che gli è proprio. Non si tratta di parlare di ciò che il volontariato fa ma di rendere evidente ciò che il volontariato “vede” nel presente e nel futuro. La mobilitazione è quindi dentro la crisi che il Paese vive per il contrasto alla povertà e a tutte le forme di diseguaglianza sociale; per l’affermazione della giustizia e della legalità; per la tenuta della democrazia; per la promozione dell’economia sociale; per favorire il dialogo e la cooperazione fra le generazioni.
Occorre recuperare parole e significati e, con questi, la capacità di leggere i contesti di riferimento in chiave di partecipazione ed inclusione. È importante capire cosa ci si attende dal volontariato. Ma è anche irrinunciabile descrivere quale Paese il volontariato vuole contribuire a costruire. L’attuale processo di riforma normativa del terzo settore deve essere letto anche quale conseguenza di tali premesse e, in quanto tale, costituirà certamente elemento di riferimento del dibattito, a partire dall’esigenza di rimettere al centro di quel processo normativo l’azione civica, responsabile e volontaria, dei 4,5 milioni di cittadini che si impegnano quotidianamente per la comunità che vivono.
Il disfacimento in atto nei modelli di società e di economia tradizionali chiede, da tempo, una nuova responsabilità personale e collettiva. Il momento è straordinario ed impone di superare i paradigmi culturali prevalenti. E la dimensione della responsabilità
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