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SPORT: UNA SENTENZA CHE RIMETTE IN GIOCO
martedì 20 maggio 2008

Oscar Pistorius ha dichiarato che la sentenza a suo favore riapre le porte dell’atletica ai disabili. Ricordiamo che l’atleta sudafricano gareggia con protesi in fibra di carbonio al posto delle gambe. Il  Tas gli ha concesso la possibilità di partecipare alle Olimpiadi di Pechino assieme ai normodotati, sempre che realizzi il tempo di accredito nei 400 metri.

Al convegno «Sport è salute», andato in scena ad Abano, nell’auditorium della Fidia, però alcuni disabili si sono mostrati un pò scettici rispetto al messaggio che è passato. 

Tutti sottolineano come Pistorius abbia dato visibilità al mondo dei disabili. «E’ positivo che si parli del problema - evidenzia, ad esempio, Renzo Ondertoller, trentino di nascita ma padovano d’azione, una vita spesa tra lo sci, l’atletica e persino il calcio praticato da non vedente -. Anche grazie a figure come quella di Oscar l’opinione pubblica potrà conoscere la nostra realtà».
Altri, però, storcono il naso. «Si vuole far passare l’idea che un ragazzo che corre con le protesi sia uguale a un normodotato - spiega il ventiduenne Davide Brotto, che nell’ultima stagione ha vinto la Supercoppa italiana con la casacca del Padova Millennium Basket in carrozzina -. E invece non è possibile garantire che i suoi polpacci «bionici» che non producono acido lattico siano uguali a quelli di un normodotato. Non credo che l’integrazione del disabile nello sport passi attraverso esempi come questo. Le vie sono altre, ad esempio si potrebbero organizzare Olimpiadi e Paralimpiadi in contemporanea nella stessa sede».
Certo, c’è chi, come la sua compagna di squadra Franca Borin, 36 anni e madre di quattro bambini, fa notare che «avrà pure agevolazioni rispetto agli altri, ma non dimentichiamo che comunque gli mancano due pezzi di gamba» aggiungendo che «Pistorius mostra di avere abbattuto le barriere mentali che spesso frenano i disabili».
Piero Mescalchin, che da normodotato aiuta nelle immersioni subacquee i non vedenti, distingue «tra l’opinione dell’uomo della strada, contento nel vedere che il sudafricano ha vinto la sua battaglia, e quello che dovrebbe essere un giudizio meno superficiale: Pistorius si avvale di un’appendice meccanica».
Aspetto su cui si sofferma anche Ruggero Vilnai, presidente della sezione padovana del Comitato italiano paralimpico: «Alle Olimpiadi si gareggia ad armi pari, mentre nemmeno con l’aiuto della tecnologia possiamo stabilire se Pistorius è avvantaggiato o svantaggiato nei confronti degli altri. Una provocazione: se permettiamo che lui gareggi, perché allora non lo concediamo anche agli atleti in carrozzina?».

fonte:il mattino di Padova

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